1987.
Un leader della branca palestinese dei Fratelli Musulmani, fino ad allora impegnata solo in attività religiose e caritatevoli, lo Sceicco Ahmed Yassin, fonda a Gaza l'ala militare della organizzazione: Hamas.
Ma quando e perché nascono i Fratelli Musulmani?
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Dobbiamo tornare indietro 60 anni in Egitto.
Il paese è stato fino al 1914 nominalmente parte dell'Impero Ottomano ma, dalla guerra con l'Impero britannico del 1882, è praticamente sotto il suo controllo, più o meno stretto, a garanzia di Suez e dei commerci verso l'Oriente.
Dopo le forti sommosse popolari del 1919, gli inglesi concedono nel 1922 l'indipendenza nominale all'Egitto, continuando però a esercitare il controllo sulla sua politica estera e sulle sue forze militari, oltre a mantenere considerevoli truppe dislocate sul suo territorio.
Questa situazione di limitata sovranità non è ben accetta dalla popolazione. Già prima dell'indipendenza nasce il primo partito politico di massa, il Wafd, di ispirazione liberale e nazionalista, che alle prime elezioni guadagna la maggioranza assoluta al parlamento.
La vita politica in Egitto diventa così caratterizzata da una continua lotta tra tre forze concorrenti: il sovrano che vuole liberarsi dalla tutela inglese, il Wafd che vuole creare un moderno stato secolare e l'ambasciatore britannico che rimane colui che ha l'ultima parola.
«Siamo stufi di questa vita: una vita di vergogna e catene. Come vedete gli arabi musulmani non hanno alcuna possibilità di status o rispetto in questo paese...»
Sei uomini, guidati dal predicatore Hassan al-Banna, fondano nel marzo 1928 a Ismailia una associazione religiosa.
«Siamo fratelli al servizio dell'Islam e siamo, quindi, i Fratelli Musulmani.»
Ismailia è una città sulle rive del canale di Suez dove migliaia di egiziani lavorano per pochi soldi per la anglofrancese Compagnia del Canale. Un ambiente ideale per il proselitismo.
Il messaggio di al-Banna e dei suoi discepoli è il nazionalismo religioso.
Il ritorno alla moralità e allo spirito dell'Islam è la strada per combattere il dominio politico straniero, che si esercita anche e soprattutto attraverso l'ateismo e la secolarizzazione della società.
Questo pensiero paradossalmente è simile e speculare a quello dei movimenti di destra anti-illuminista europei che, da fine '800 fino ad oggi, predicano il "ritorno alle tradizioni" per risollevare un Occidente incamminato verso il declino culturale e demografico.
In un certo senso al-Banna prende uno dei topos classici dell'orientalismo occidentale: il moderno materialismo positivista europeo contro l'arretrato idealismo religioso orientale e ne ribalta il valore, ponendo quest'ultimo come obiettivo per creare una civiltà "superiore".
L'Occidente viene quindi visto come un unico blocco ideologico, viene ricompresa in esso infatti anche l'URSS comunista, il cui scopo è la lotta secolare contro l'Islam e la distruzione della sua cultura ed i suoi valori attraverso il secolarismo e la "modernità".
Analogamente alla destra populista europea i Fratelli Musulmani si rivolgono alle fasce più emarginate della popolazione, a cui offrono non solo un ideale ma anche, e soprattutto, un welfare informale ma essenziale in una società in cui le diseguaglianze sono fortissime.
Assieme alla crescita degli aderenti, dagli 800 del 1936 ai 200k del 1938 agli oltre 2 milioni del 1948, cresce anche l'attività politica del movimento, sempre antibritannico, ma ora anche pan-arabo e antisionista, legandosi alla lotta degli arabi in Palestina.
Nonostante l'appoggio al Gran Muftì di Gerusalemme, dal 1945 in esilio al Cairo dopo esser stato "ospite" dei nazisti in Germania, la partecipazione pratica dei Fratelli Musulmani alla guerra civile in Palestina e alla successiva guerra arabo-israeliana del '48 è marginale.
Più sostanziale è l'attività terroristica in Egitto contro politici filoccidentali, inglesi ed ebrei. Nel '45 è ucciso il primo ministro Maher Pasha, il suo successore Nokrashy Pasha reprime il movimento e lo dichiara fuorilegge nel dicembre '48 venendo anch'egli assassinato.
È quasi una guerra civile. Al-Banna stesso viene ucciso qualche mese dopo in un agguato mentre doveva incontrare il nuovo primo ministro.
La posizione di re Farouk diventa sempre più instabile dopo anche la cocente sconfitta subita nella guerra del '48 contro Israele.
Il fallimento del governo e della monarchia egiziana nel gestire il processo di decolonizzazione con i britannici, che si invitano a sgombrare il paese, e a ricomprendere politicamente i FM, a cui viene tolto il bando precedentemente emesso, porta nel 1952 alla rivoluzione.
Un gruppo di ufficiali guidati dal tenente-colonnello Gamal Nasser rovesciano il re Farouk, con l'assenso anche di UK e USA, e proclamano la repubblica. I FM appoggiano la rivolta i cui partecipanti hanno o hanno avuto legami con loro, si dice Nasser stesso.
Ma Nasser ha un'altra visione in testa, più simile a quella laica di Ataturk che alla democrazia islamica dei FM, e soprattutto vuole rimanere lui l'unico leader politico dell'Egitto. Il governo militare bandisce quindi per tre anni tutti gli altri partiti politici.
I FM si salvano per il momento perché considerati organizzazione religiosa, ma nel 1953 Nasser fonda il suo partito nazionalista con lo scopo di "svuotare" quelli che vede oramai come rivali della sua missione politica, fino a bandirli con l'accusa di cospirazione nel 1954.
La repressione porta i FM quasi alla dissoluzione in Egitto. Alcuni trovano rifugio in alcuni paesi come l'Arabia Saudita. Ma è soprattutto la loro ideologia che perde rispetto all'idea di un nazionalismo laico pan-arabo che ispira rivoluzioni in Siria ed Iraq.
È proprio il fallimento del sogno di Nasser di un unico stato mediorientale basato sul nazionalismo laico arabo, fortemente avversato dall'Occidente, che rende di nuovo attuale l'idea dei FM di un insieme di nazioni autonome legate fra loro solo dalla fratellanza nell'Islam.
Con Sadat i FM possono riemergere dalla clandestinità anche se i rapporti col nuovo leader del regime non sono semplici. Sadat alterna fasi di "benevolenza" con altre di repressione, in specie dopo gli accordi di Camp David con Israele fortemente osteggiati dagli islamisti.
Paradossalmente però il compromesso fra i FM e il regime di Sadat prima e Mubarak dopo regge grazie anche all'allineamento dell'Egitto nel campo occidentale. Gli islamisti sono una barriera contro i movimenti di sinistra filosovietici in tutto il mondo arabo.
Il gioco fra i tre contendenti, che avevamo visto nell'Egitto fra le due guerre, trova una replica che, in fondo, dura fino ad oggi: da una parte i dittatori nazionalisti arabi, Mubarak, Assad, Saddam, coi loro sogni di egemonia regionale e una pratica di scarsa democrazia.
Dall'altra i movimenti islamisti dei FM e loro derivati che qualche volta appoggiano, ma il più delle volte si oppongono ai primi, ma con il loro conservatorismo religioso evitano anche che le rivendicazioni popolari si aggreghino in partiti laici di sinistra.
La terza gamba sono gli USA e Israele, che approfittano dell'instabilità dei vari regimi per esercitare una egemonia di fatto sulla regione. Un tutti contro tutti con alleanze variabili decise sulla convenienza del momento, come quella oramai famosa fra Hamas e Likud.
Per approfondire consigliamo:
Martyn Frampton
The Muslim Brotherhood and the West
2018, The Belknap Press of Harvard University Press