3 Settembre 1939 - 9 maggio 1940: La Strana Guerra
Lo stallo militare tra gli Anglo-Francesi e la Germania, dal settembre 1939 al maggio 1940, è entrato nei libri di storia come la Strana Guerra (the Phoney War, la Drôle de Guerre).
Ma perché in quei mesi non succede praticamente nulla sul fronte occidentale?
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«La mia politica continua ad essere la stessa. Tenere duro. Mantenere la pressione economica, proseguire con la produzione di munizioni e i preparativi militari con la massima energia, non intraprendere alcuna offensiva a meno che Hitler non la inizi.
Ritengo che se ci sarà permesso di portare avanti questa politica vinceremo la guerra entro la primavera.»
Queste righe, scritte da Neville Chamberlain in una lettera alla sorella Ida l'8 ottobre 1939, forniscono già alcuni indizi sulle cause della "Strana Guerra".
Partiamo da quelle più evidenti che si possono riscontrare nei discorsi dei politici e militari dell'epoca.
C'è ad esempio un enorme fallimento dell'intelligence (allora ancora ai primordi), che porta i decisori politici a credere a situazioni assolutamente fantasiose.
Un esempio è fin da metà degli anni '30 la convinzione britannica che la Luftwaffe tedesca sia molto più potente e numerosa di quanto in realtà sia, per cui si pensa che ci sia bisogno di guadagnare più tempo possibile per rafforzare la RAF fino a far sfollare inutilmente milioni di cittadini allo scoppio della guerra, per la paura che i suoi bombardieri potessero distruggere Londra e altre città, e al negare l'invio di caccia militari, che sarebbero risultati invece preziosissimi per contrastare gli Stuka, durante la campagna di Francia.
Un'altra convinzione completamente errata è che la Germania sia già esausta economicamente, per cui basterà continuare con l'embargo su materie prime e merci e presto il regime di Hitler potrebbe persino cadere, nel qual caso si potrebbe trattare la pace col suo successore.
In realtà l'economia tedesca si è appena mobilizzata per la guerra nel 1939 e, anzi, rimane per ampi settori una "economia di pace" fino ad almeno il 1943, senza che i suoi cittadini debbano soffrire particolari privazioni, al contrario di quanto successo nella WWI.
La Germania non soffre di una particolare scarsità di materie prime e, prendendo lezione appunto dal conflitto mondiale precedente, quelle che davvero mancano, come la gomma derivata dal caucciù proveniente da oltreoceano, si è attrezzata a produrle artificialmente.
La terza illusione è invece legata all'incapacità di comprendere le nuove tecniche di guerra: si pensa che la Polonia possa resistere dai 4 ai 6 mesi contro le armate naziste, anche se i suoi alleati fanno più nulla che poco per aiutarla.
L'apertura di un fronte ad occidente, dove i tedeschi hanno solo tredici divisioni, quelle più male in arnese fra l'altro, è negli accordi fin da prima dell'inizio della guerra ma, a parte una piccola sortita nella Sarre, i francesi non abbandonano la loro linea Maginot.
Del resto il Supreme War Council anglofrancese si riunisce con tutta calma solo il 12 settembre, tre giorni dopo Varsavia è completamente circondata dai tedeschi e il destino della Polonia è già segnato ancor prima dell'intervento sovietico del 17, che lo accelera solamente.
La caduta della Polonia non modifica la flemma sia del governo inglese che quello francese. Sono entrati in guerra malvolentieri e ne vorrebbero uscire, sì vittoriosi, ma con i minori danni possibile. Rifiutano sdegnosi la proposta di pace di Hitler del 6 ottobre.
Ma mentre il ministro degli esteri inglesi Halifax si balocca con assurdi rapporti dell'intelligence, che riferiscono di inesistenti rivolte interne al regime hitleriano, Chamberlain ritiene ancora di "avere il tempo dalla sua parte" per gestire un conflitto lungo e limitato.
Chamberlain e i suoi colleghi credono che la sopravvivenza della democrazia liberale dipenda dalla sopravvivenza del libero mercato capitalista che una guerra totale, e la conseguente necessità di una command economy centralizzata, avrebbe potuto distruggere.
Questa strategia di attesa, e lo scarso corpo di spedizione britannico giunto sul continente, creano qualche dubbio in Francia.
In particolare il generale Gamelin, comandante in capo dell’esercito francese, teme che le intenzioni inglesi siano quelle di "combattere Hitler fino all'ultimo francese".
Ma i suoi superiori politici condividono l'autocompiacimento dei loro colleghi britannici con l'unico pensiero aggiuntivo di tenere la guerra lontano dai confini francesi.
La Guerra di Inverno fra Finlandia ed Urss che scoppia il 30 novembre 1939 è l'occasione perfetta.
L'URSS viene espulsa dalla moribonda Società delle Nazioni e il piano anglofrancese è quello di creare un corpo di spedizione di 100k uomini per aiutare i finlandesi, mostrare al mondo la volontà di combattere anche la dittatura staliniana e, nel mentre magari suggerisce Churchill, mettere sotto il proprio controllo le miniere di ferro svedesi che alimentano la macchina bellica tedesca e il porto norvegese di Narvik da cui partono i preziosi carichi destinati alla industria bellica della Germania.
Ma nonostante le blandizie miste alle minacce nel gennaio 1940 sia Svezia che Norvegia rifiutano di far passare truppe straniere dirette in Finlandia, timorose di essere trascinate in una guerra con la Germania e l'URSS.
Il risultato è disastroso: mentre ancora gli anglofrancesi discutono fra loro cosa fare, la Finlandia si arrende il 12 marzo all'URSS.
Il governo francese di Daladier cade, sostituito da Reynaud che spinge per provare almeno uno sbarco a Narvik e minare le acque norvegesi.
Hitler però è di nuovo più veloce degli anglofrancesi e ordina di invadere Danimarca e Norvegia il 9 aprile. Proprio a Narvik ci sono scontri navali vinti dagli inglesi, ma il porto rimane in mani tedesche e la battaglia terrestre durerà per mesi.
Proprio quando sembra che gli anglofrancesi e i norvegesi stiano avendo la meglio arriva l'ordine di evacuare e imbarcarsi: il 10 maggio i tedeschi hanno invaso Belgio, Olanda e Lussemburgo e i sogni di una guerra lunga e limitata crollano miseramente.
Ancora oggi, e non solo in UK, la figura di Chamberlain viene vista come il politico ingenuo e/o incapace, al contrario dell'eroico Churchill, che ha previsto tutto ed è stato capace di condurre il paese alla vittoria contro l'odioso dittatore genocida tedesco.
Se si guardano però le sue scelte con la visione del realismo politico e delle scelte strategiche il giudizio può essere molto più sfumato e persino paradossalmente rovesciarsi.
La strategia dell'UK negli anni '30 è sì, come da tradizione, evitare che una potenza europea diventi egemone nel continente, in questo caso la Germania, ma anche difendere il proprio dominio su un immenso impero, in particolar modo l'India.
Solo che non ci sono le risorse per perseguire entrambi gli obiettivi e la politica dell'appeasement è semplicemente la migliore tattica per limitare, con trattati e concessioni, l'espansionismo tedesco senza dover fare una guerra che dissanguerebbe di nuovo il paese.
Fallito quel piano Chamberlain non ha la lucidità di fare la scelta a cui è infine costretto Churchill.
Il nazismo è sconfitto. La Germania distrutta.
Ma anche l'UK ha perso la guerra.
L'India diventa indipendente. L'impero si sfalderà.
Il nuovo egemone mondiale sono gli USA.
Anche per oggi abbiamo finito.
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Chi non lo fa è Neville Chamberlain! 😜